A “tutte le vittime innocenti delle quali non si conosce il nome”. E’ intitolato così il Presidio di Libera a Pagani, in provincia di Salerno, nato nel marzo del 2014 dopo una lunga storia fatta di memoria e impegno, in una città che ancora oggi conta troppi morti di camorra. Una intitolazione poco comune, che tuttavia segna una volontà precisa da parte degli attivisti e delle attiviste paganesi: quella di prendere in consegna non solo la storia delle vittime innocenti che la città ha conosciuto, ma anche quella di coltivare la memoria delle tante vittime i cui nomi sono pronunciati ancora poco e da pochi. È in questo senso che il Presidio ha voluto immaginare e pubblicare annualmente un opuscolo che ricostruisce e consegna alla città le storie delle vittime meno conosciute del territorio. E siamo oggi alla seconda edizione dell’opuscolo, dal titolo “Vivi! Riscoprire la memoria, rafforzare l’impegno”, dedicato appunto alle vittime che Libera a Pagani ha scelto di adottare per provare a restituire almeno una piccola ma significativa parte di verità e di giustizia. Una scelta importante anche per il contesto in cui il Presidio è nato e opera.
Pagani è un agglomerato di chiese e cemento che segna il confine tra le province di Napoli e Salerno. Un paesone che non sa scegliere a quale periferia aderire nella terra di mezzo dell’Agro nocerino-sarnese. Centro di potere e teatro di guerra tra i clan alla fine degli anni ’70, in quella che è stata la faida tra la nuova camorra di Raffaele Cutolo e il vecchio sistema criminale campano, la città non si è ancora tolta l’etichetta che tristemente la identifica e che fino a pochi decenni fa le fece meritare il soprannome di far west: nel 2012 il Comune fu sciolto per infiltrazioni mafiose a causa di una serie di inchieste sui rapporti tra la politica e la criminalità organizzata.
È durante il commissariamento che nasce il Presidio di Libera. Un evento posto in continuità con l’altra storia della città. Una storia fatta di lotta alle mafie e di vittime innocenti, di impegno e di riscatto.
Era dal 1982 che si teneva un premio intitolato alla memoria di Marcello Torre, sindaco di Pagani e avvocato ucciso l’11 dicembre del 1980 da un commando camorrista per la sua battaglia contro le infiltrazioni mafiose negli appalti stanziati per la ricostruzione post-terremoto. E dalla fine degli anni ’90 la città aveva iniziato a ricordare anche un’altra vittima innocente, Antonio Esposito Ferraioli, sindacalista ucciso nel 1978 per essersi opposto a una fornitura di carni avariate per la mensa della Fatme, azienda in cui lavorava come cuoco.
Una storia che dunque parla di testimonianza e di memoria. E che il Presidio ha preso in consegna da chi per decenni, anche quando Libera non esisteva, ha voluto raccontare una Pagani diversa, lontana dall’immagine che troppo spesso le era stata affibbiata da una retorica banale e semplicistica, alimentata dalle pagine di cronaca che riportavano le foto dei cadaveri ricoperti dalle lenzuola sporche di sangue. E che ancora nel 2008 ritraevano un’immensa folla che salutava commossa il feretro del Tenente dei Carabinieri Marco Pittoni, altra vittima innocente caduta sotto i colpi della camorra durante una rapina all’ufficio postale.
Tre vittime, tre storie e una responsabilità enorme per il nascente Presidio, che aveva il dovere di continuare a coltivarne la memoria. Era già troppo. Ed era ingiusto scegliere di intitolare il Presidio cittadino a una sola delle tre. E la scelta dunque fu una intitolazione che impegnasse a tenere viva la memoria non solo delle tre vittime paganesi, ma che suggerisse anche di adottare anno dopo anno una vittima meno conosciuta per ricostruirne la storia con percorsi di accompagnamento ai familiari, incontri nelle scuole, studio e ricerca: tutto ciò si traduce appunto nell’opuscolo “Vivi!”.
Anche questo un titolo non casuale. “Vivi!” racconta ciò che troppo spesso è rimasto taciuto. “Vivi!” è senz’altro un aggettivo che ci parla di quei “morti che profumano di vita”; ma è anche un invito, una esortazione a vivere guardando al sacrificio di chi ha pagato con il prezzo più caro il fatto di essere dalla parte giusta, per trasformare la memoria in impegno quotidiano e concreto. Quest’anno l’opuscolo è alla sua seconda edizione, con l’intenzione da parte di chi lo redige di farne una collana a cadenza annuale. Lo scorso anno quella pagine hanno raccontato la storia di Aniello Giordano, sotto-ufficiale di Polizia in pensione che il 17 dicembre 1987 si trovava coinvolto in una sparatoria di camorra all’interno di un mobilificio di Torre del Greco. Aniello era lì per acquistare un salotto per il figlio, sposatosi da poco, quando due uomini armati fecero irruzione nel locale aprendo il fuoco. La sua storia è stata ricostruita nei minimi dettagli, anche grazie al coinvolgimento dei familiari, con cui il Presidio ha intrapreso una collaborazione che ancora oggi continua nelle scuole, a partire dall’Istituto comprensivo “De Amicis – Baccelli” di Sarno – città di origine di Aniello – i cui studenti hanno partecipato alla stesura dell’opuscolo.
E così è avvenuto anche per gli studenti del Liceo scientifico “Pascal” di Pompei, impegnati nella scrittura dell’ultima edizione di “Vivi!”, dedicata alla memoria di Michele Ciarlo. Michele era un noto avvocato paganese, ucciso nel suo studio a Scafati il 22 marzo del 1995 per una vendetta trasversale contro un suo assistito. Una storia, questa, che la città di Pagani aveva completamente dimenticato e che, anche grazie all’opuscolo, sta poco a poco riscoprendo con gli incontri nelle scuole cittadine promossi da Libera.
Due lavori collettivi che provano a restituire il senso dell’impegno che Libera mette nel continuare a coltivare la memoria delle vittime innocenti e che costituiscono una fonte importante per conoscere la storia di Aniello e di Michele. Due nomi che comunque ogni 21 marzo pronunciamo insieme in tutta Italia e che, anche grazie a “Vivi!”, si spera saranno pronunciati da tutte e tutti.
Scarica la copia di “Aniello Giordano. L’uomo, il padre, il poliziotto”
Scarica la copia di “Michele Ciarlo. L’avvocato innamorato della vita”