Certe memorie sono memorie di tutti, memorie collettive. Memorie che aiutano una società a non perdersi, a tenere fermi i valori di democrazia, libertà, giustizia, verità. Ma ricordare via d’Amelio – e tutte le altre stragi e vittime delle mafie – anche per sottolineare il legame tra la memoria e l’impegno.
Non basta il ricordo delle ricorrenze. La memoria vuole continuità, si misura nel costruire ogni giorno la giustizia. E’ questo tenace impegno quotidiano che loro si aspettano da noi. Non sono morti per essere ricordati. Sono morti perché noi trasformassimo la loro memoria in speranza e giustizia. L’io capace di diventare noi è stata la loro ricchezza: deve diventare anche la nostra.
d. Luigi Ciotti
“Non è il tempo che passa che lo fa dimenticare”. E’ Luciano che parla, che racconta, che condivide con noi i suoi ricordi. Luciano è il fratello di Claudio Traina, uno degli agenti della scorta di Paolo Borsellino. Sono trascorsi 24 anni da quella domenica, e Luciano quel 19 luglio lo ha ben impresso nella sua memoria. Ricorda soprattutto la mattina trascorsa insieme al mare a pescare. Sono gli ultimi ricordi che ha legati al fratello. Non era molto il tempo che riuscivano a trascorrere insieme, erano entrambi poliziotti a Palermo in quegli anni difficili e avere una vita “normale” non era semplice. Ma quella giornata, le ultime ore trascorse insieme sono la cosa più bella che Luciano continua a custodire nel suo cuore. Marco, nato lo stesso giorno dello zio Claudio, ricorda la sua spensieratezza, l’allegria, la voglia di scherzare, il suo essere “pasticcione”.
La famiglia Li Muli ci regala i ricordi più intimi di Vincenzo, la sua passione le moto e le auto da corsa. Ma anche il ricordo di Vincenzo da bambino, con le guance sempre rosse, che adorava giocare a pallone e che diventò il preferito della maestra Lidia. Poi il suo grande amore per Vittoria, con cui voleva sposarsi e costruire una famiglia. Da sempre il suo sogno era quello di diventare poliziotto e ci riuscirà nel 1990, fino a essere assegnato alla Questura di Palermo durante la primavera del 1992. Fabio (così lo chiamavano in famiglia) pianse davanti alle immagini che scorrevano in televisione quel 23 maggio, pianse davanti alla vigliaccheria di chi sceglieva il tritolo perché non permette di difendersi e di lottare. Fu in quel momento che prese la sua decisione, nonostante i rischi che sapeva di correre, si fece assegnare alla scorta del giudice Borsellino. “Noi non lo sapevamo, non sapevamo nulla del suo lavoro”, ci racconta sua sorella Sabrina. In quelle ultime settimane le notti di Fabio erano insonni, ma nonostante la sua giovane età la scelta era fatta e si faceva forza della dignità della stessa.
La passione per il disegno e per l’arte del ferro battuto, è il ricordo che ci restituisce Tommaso, il fratello più piccolo di Agostino Catalano. Tommaso ci racconta che Agostino aveva sempre avuto il sogno di diventare poliziotto. Metteva da parte i soldi della paghetta e mentre tutti gli altri bambini collezionavano figurine, lui adorava giocare a guardie e ladri. Superò il concorso in Polizia e vi restò fino alla fine di novembre del 1970. Agostino aveva deciso di dedicarsi alla sua famiglia, a sua moglie Maria e ai suoi tre figli e trovò un lavoro più tranquillo, nelle Ferrovie.
Fu il rapimento di Aldo Moro che determinò la sua scelta di ritornare in Polizia. Nel 1984 entrò a far parte del servizio scorte, ma nessuno della famiglia lo sapeva. Era sempre stato molto riservato, aveva preferito non raccontare quello che faceva, per non causare dolore e preoccupazione ai suoi cari.
L’amore profondo per la propria famiglia, la scelta di mettere al primo posto gli altri, credendo nel proprio lavoro e nei valori di giustizia del nostro Paese, è questa l’eredità che ha lasciato Eddie Walter Cosina alla sua famiglia e a tutti noi. Nelle parole che ci invia Edna, sua sorella, a nome di tutta la famiglia Cosina, c’è dolore ma anche speranza e forza: “Sappi che abbiamo ancora tanta speranza che il tuo sacrificio non sia accaduto invano. Sappi che c’è ancora tanta gente onesta che ogni giorno lotta, alcuni rischiando la vita, per i tuoi stessi ideali. Sappi che non sei andato via. Sappi che tu vivrai sempre in noi.”
A 24 anni dalla Strage di Via d’Amelio abbiamo pensato che il modo migliore per ricordare coloro che hanno perso la vita in quel tragico 19 luglio del 1992, fosse chiedere alle famiglie degli agenti della scorta del giudice Paolo Borsellino di donarci i loro ricordi. Con tanta generosità i familiari di Claudio, di Fabio, di Agostino e di Eddie hanno accettato di ripercorrere momenti di vita in comune e grazie alle loro parole abbiamo potuto ricostruire una memoria vivente che riporta a noi tutto l’amore e la forza delle scelte di quegli uomini.
Quanto a noi, all’intera rete di Libera, dedichiamo con profondo amore il nostro impegno quotidiano a:
Paolo Borsellino
Emanuela Loi
Agostino Catalano
Walter Eddie Cosina
Vincenzo Li Muli
Claudio Traina
Antonino Vullo, unico sopravvissuto di quel lontano 19 luglio