Tu sei vivo – Il ricordo di Gianluca Cimminiello

Ciao Gianluca. Sono 7 anni che ci hai lasciati.
Ricordo quel giorno, l’ultimo giorno che ti ho visto prima di dirti addio per sempre.
Ti ho guardato tanto, guardavo ogni millimetro del tuo viso per memorizzarlo nella mia mente. Avevo paura di dimenticarti, di dimenticare i tuoi lineamenti, la tua voce.
Non ho dimenticato nulla.
Come fosse appena accaduto ricordo tutto di te.
Sai Gianluca, non è vero che se ci avresti lasciato nessuno avrebbe sofferto.
Sai Gianluca, manchi a tutti, tutti, anche a chi non ti conosceva 7 anni fa.
Sai Gianluca che ho trovato una famiglia, si chiama Libera, ti piace questo nome?
Libera, guarda che bello.
Libero eri tu, libera sono io che ancora oggi non mi arrendo, mi impegno perché voglio che tutti sappiano cosa ti hanno fatto.
Quest’anno è stato impegnativo per noi.
Sai Gianluca, quel ragazzo come te che quella sera invece di impugnare uno strumento per esprimere sulla pelle la propria arte ha impugnato una pistola mettendo fine alla tua vita oggi è stato messo in condizione da non poter più nuocere?
La Giustizia, Gianluca, ha vinto.
Tu non ci credevi.
Confesso che per un po’ non ci ho creduto nemmeno io ma nonostante tutto ha vinto.
Sai Gianluca, c’è un uomo dai capelli grigi che non ti conosceva, oggi ti conosce.
È un sacerdote.
Tu non avevi una buona considerazione dei sacerdoti, con giusta ragione forse, perché per 7 anni da bambino hai vissuto con loro non potendo vivere nella tua casa con la tua famiglia.
Ma io ne ho incontrato uno speciale.
Qualche giorno fa mi ha preso la mano, mi ha chiesto di te e di me. Mi ha chiesto cosa ho pensato quando ho sentito pronunciare quella parola: ergastolo.
Ho risposto che ho avuto un sollievo perché finito un calvario lungo ma allo stesso tempo tanta tristezza.
Sai Gianluca, quella persona in gabbia è morta.
Tu sei vivo.
Volevi cambiare il mondo, ti posso dire che ci riusciremo.
Che la tua morte ha ferito tutti, ed è servita e servirà a fare da mattoncino per costruire un mondo più giusto.
Non ti ho dimenticato, manchi più del primo giorno e ti prometto che questa ferita che porto sarà strumento di aiuto e condivisione, di Memoria costruttiva perché le Mafie si sconfiggono se tutti lo vogliamo.
Gianluca, la strada è molto lunga e difficile, mi hai lasciato un compito molto impegnativo ma oggi non sono sola come lo sei stato tu 7 anni fa.
Ti voglio bene, vola, vola alto.
Noi siamo piccoli puntini pieni di dignità ma che mettiamo tutto l’Impegno affinché non ci siano più morti innocenti e famiglie distrutte.

Ciao Gianluca.

Susy Cimminello
sorella di Gianluca


Chi era Gianluca Cimminiello
Gianluca Cimminiello, 31 anni, era un tatuatore molto conosciuto a Casavatore, provincia di Napoli. Gianluca è una vittima innocente della camorra, e non come molto spesso purtroppo capita a Napoli si è trovato nella traiettoria dei proiettili nel corso di una sparatoria. Ma per essersi opposto alla prepotenza e all’arroganza della criminalità organizzata. La “colpa” di Gianluca è stata quella di aver pubblicato e diffuso sui social una foto modificata dell’allora calciatore del Napoli e idolo dei tifosi, Pocho Lavezzi. Episodio banale che infastidì un altro tatuatore, Vincenzo Donniacuo. Tra Enzo e Gianluca c’è uno scambio di messaggi non troppo amichevoli, finché il primo annuncia che passerà allo studio dell’altro «per parlare da vicino». Ma non ci andrà lui, ci manderà quattro amici di Secondigliano, di cui uno imparentato con un boss degli scissionisti. Conosce bene la difesa personale e non si impaurisce, Gianluca. Picchia uno dei quattro (proprio il parente del boss) e mette in fuga gli altri. Due giorni dopo si ripresentano, stavolta con le pistole. E lo ammazzano. E’ il 2 febbraio del 2010.