Quando mi è stato chiesto se volessi scrivere un ricordo su mio fratello ho subito detto di si. Un ricordo? Sono tanti i ricordi che ogni giorno riempiono la mia mente facendomi rivivere momenti meravigliosi della mia infanzia; forse in questo modo cerco di non dimenticarmi di lui, anzi di loro. Sono passati 27 anni da quel tragico 5 Agosto 1989, quando sono stati barbaramente trucidati davanti i miei occhi. Riflettendoci sono più ‘’non ricordi’’ che ‘’ricordi’’. Perché ho potuto vivere con Nino solo 17 anni, anzi 18 in quanto quel giorno avrei dovuto festeggiare il mio tanto atteso 18esimo compleanno.
Il ricordo di quel giorno? Sarebbe dovuta essere una giornata gioiosa, meravigliosa insomma una giornata di festa; ci stavamo tutti preparando per la festa, mia mamma, infatti, stava finendo di stirarmi il vestito che con tanto amore aveva cucito per l’occasione, Papà guardava la televisione sul divano e io, Nunzia e Totò ci stavamo vestendo, quando arrivarono Nino e Ida che, con entusiasmo, mi diedero il regalo (un braccialetto d’oro) e siccome mancava qualche ora per andare in pizzeria (e poi in discoteca) loro andarono da una vicina per mostrargli l’album del loro matrimonio.
Dopo un po’ sentii dei rumori assordanti, in un primo momento pensai subito a delle ruote che scoppiavano in autostrada, poi pensai ai petardi. Ma mi resi subito conto che purtroppo mi sbagliavo perché quei rumori assordanti non erano che degli spari che uno dopo l’altro entravano nei corpi di Nino e Ida. Non sapevamo come aiutarli. Mamma con un vicino prese Ida con la speranza che si potesse salvare e la portò al pronto soccorso, io presi un asciugamano e cercai di tamponare il sangue che usciva con la speranza di poterlo portare in ospedale.
Ma tutti i nostri tentativi risultarono vani sia per lui che per la sua giovane sposa.
Quel giorno oltre al mio compleanno avremmo dovuto festeggiare anche la notizia dell’arrivo del mio nipotino, Ida aveva fatto il test di gravidanza ed era risultato positivo e dovevano comunicarcelo. Il giorno prima Nino si avvicinò a papà e gli disse ‘’si chiamerà Vicè’’.
Ecco questo è un mio ricordo che ho di Nino e Ida, certo potevo anche scrivere di qualche giorno gioioso, bello ma ho preferito raccontarvi questo per farvi ben capire il mio, anzi il nostro stato d’animo che ci accompagna da 27 anni lunghissimi anni. Dopo tutto questo tempo la cosa che mi fa più rabbia è non sapere la verità su quel triplice omicidio e mi auguro che presto arrivi, per portare un po’ di serenità ai miei genitori, che da quel maledetto giorno sono alla ricerca di giustizia.
Antonino Agostino era un agente di polizia in servizio presso la questura di Palermo. Venne ucciso il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini (Pa) insieme alla moglie, Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi. Le circostanze legate al duplice omicidio sono ancora ignote, ma negli ultimi anni sono state ricollegate all’attività di intelligence svolta da Agostino al servizio dello Stato contro Cosa nostra. Sul fascicolo relativo alle indagini sul suo assassinio è stato apposto il Segreto di Stato. Alcune circostanze legano il lavoro di Agostino con quello di un altro agente della polizia ucciso poco dopo, Emanuele Piazza.
Libera è da sempre al fianco dei familiari e li sostiene nella loro domanda di verità e giustizia. E’ da quel giorno che Vincenzo, il papà di Nino, non si rade la barba e ha promesso che non lo farà finché la verità non verrà fuori.
Vincenzo è stato messo a dura prova, ma ha affrontato anche questa volta con coraggio e determinazione la testimonianza nell’aula bunker dell’Ucciardone. Il 26 febbraio 2016 si è svolta l’udienza in cui è avvenuto un confronto all’americana con Giovanni Aiello alias “faccia da mostro”, l’ex poliziotto che potrebbe avere qualche responsabilità sulla morte del figlio.