Il 3 settembre ricorre il ventiduesimo anniversario della scomparsa di Pierantonio Sandri, figlio della nostra Ninetta.
Non ho conosciuto personalmente Pierantonio, lo avrò incontrato qualche volta nella agorà della città di Niscemi. Era un bravo ragazzo e studiava per costruire il suo futuro.
Ho conosciuto Ninetta mentre servivo la mia città (ero vicesindaco di Niscemi) e avevo appreso la notizia che era scomparso in città un ragazzo di nome Pierantonio. Appresa la notizia sono corsa, insieme al bravo Sindaco Totò Liardo, a casa di Ninetta per capire, conoscerla e per darle un grande abbraccio e dirle che tutta l’amministrazione le era accanto e l’avrebbe aiutata e accompagnata.
Da quel giorno non ho mai più lasciato Ninetta. E’ stata una mia amica speciale.
Nel primo incontro Ninetta era smarrita, spaventata, non trovava alcuna spiegazione logica e continuava a ripetere che il suo ragazzo non si sarebbe mai allontanato senza darne notizie. Da quel 4 settembre sono stata sempre accanto a Ninetta e così ho imparato a conoscere bene Pierantonio. Leggevo i suoi temi di scuola, i suoi scritti, guardavo i suoi libri e ascoltavo Ninetta quando mi raccontava, con profondità e tenerezza, del suo Pierantonio. Le sue parole erano chiare e significative perché raccontava una storia “terribile”, la scomparsa del suo giovane figlio. I suoi occhi azzurri erano tristi, ma pieni di speranza e perdono. Ninetta aveva perso anche un altro figlio, il suo piccolo Giovanni e mi raccontava che dopo la morte di Giovanni aveva pianto tanto, ma sempre e solo di notte, perché durante il giorno doveva stare accanto al suo Pierantonio e doveva educarlo alla gioia della vita e alla speranza. E poi c’erano i suoi tanti ragazzi/alunni, che meritavano una solare e gioiosa insegnante.
Così ho conosciuto Pierantonio.
Abbiamo sempre pensato che la scomparsa di Pierantonio fosse riconducibile alla criminalità organizzata e che comunque ne conosceva i responsabili e la motivazione. Nella città di Niscemi era successo un fatto brutale, era stato ucciso un giovane e bravo ragazzo e il suo corpo non si doveva ritrovare; una inaudita violenza che stava consumando la speranza di Ninetta.
Ninetta parlava ogni giorno del suo caro ragazzo, era sempre presente nella sua giornata. Mi raccontava quando per ogni compleanno le regalava le rose rosse e dopo averla abbracciata le dava un pizzicotto nella guancia: era un gesto tenero che a Ninetta mancava tanto. Dal 1995, il giorno del compleanno di Ninetta, le ho sempre regalato le rose rosse.
Con Ninetta abbiamo condotto una battaglia faticosa, dura. Per approdare alla verità era importante conoscere quello che era successo a un giovane ragazzo, Pierantonio, figlio della nostra terra, che aveva la vita davanti e tanta voglia di crescere, di ridere, di piangere e di vivere. Ma era necessario conoscere anche la verità giudiziaria, conclusa con la condanna di tutti i responsabili dell’omicidio del giovane Pierantonio.
Ogni anno accompagnavo Ninetta dal Procuratore della Repubblica di Caltagirone, per Ninetta era un viaggio significativo. Doveva andare perché era un modo per sollecitare le istituzioni a non dimenticare e a scavare sempre di più per cercare la verità. Durante l’incontro, Ninetta chiedeva con delicatezza e con parole che venivano dal suo profondo dolore, se vi erano novità sulle indagine per la scomparsa di Pierantonio. Ogni anno lo stesso appuntamento e lo stesso dolore, non si facevano passi avanti.
Ninetta, per cercare il suo caro Pierantonio, ha girovagato per tutto il Paese. È andata in tutte le televisione a fare appelli e chiunque la incontrava, rimaneva segnato dalla sua dolcezza che le proveniva dalla durezza del dolore e dalla capacità di saper perdonare. Ninetta era stata invitata dalla RAI per una trasmissione sul “perdono” e in quell’occasione lanciò un appello: di farle trovare il corpo del suo Pierantonio. In quella trasmissione parlò al cuore dei ragazzi invitandoli a prendere in mano il loro futuro e a prendersi cura della loro famiglia e del loro Paese.
Le parole quando escono vivono di vita propria, camminano, corrono e possono anche arrivare alla persona giusta.
Qualche mese dopo la trasmissione televisiva, fui contattata da un Commissario di Polizia, persona eccezionale perché oltre a essere un ottimo professionista, ha un grande cuore; mi comunicò che c’erano novità sulla scomparsa di Pierantonio e che avrei dovuto preparare Ninetta.
Compresi immediatamente che era stato individuato il luogo dove era stato ucciso Pierantonio. Dovevo trovare le parole giuste per comunicarlo a Ninetta. E’ molto difficile, in alcuni momenti trovare le “parole”, dare una notizia che avrebbe fatto sanguinare nuovamente la profonda ferita; “Pierantonio era stato ucciso” e si era ritrovato il corpo. Pur nella grandezza del nostro vocabolario, anche quello del cuore, non trovavo le parole, e Ninetta, in quel momento, guardandomi in faccia, mi disse: “hanno trovato il corpo di Pierantonio?”. Le parole le aveva trovate Ninetta.
Pierantonio era stato ucciso da quatto ragazzi che facevano i manovali della mafia e uno di loro era stato anche un alunno di Ninetta. Il processo che si è celebrato ci ha raccontato tutto questo.
Uno dei quattro responsabili dell’omicidio (al tempo dell’omicidio minorenne e alunno di Ninetta) riferì, in aula, il motivo per cui avevano ucciso Pierantonio e anche le modalità. Era stato ucciso perché, per caso, aveva assistito a un delitto commesso da alcuni dei ragazzi e quindi era diventato pericoloso, perché Pierantonio poteva raccontare quanto aveva visto. Era un testimone di un fatto criminoso.
Ninetta seguiva l’udienza, accompagnata dai ragazzi (per me sono ragazzi anche gli adulti di Libera) di Libera Catania, i quali aspettavano fuori dall’aula perché il processo minorile si svolge a porte chiuse. Io ero accanto a Ninetta e ascoltavo il suo respiro lento, profondo e addolorato. Ho sentito l’odore del dolore e del perdono.
Ninetta ci ha lasciato, ma il processo contro i quattro responsabili dell’omicidio lo abbiamo seguito noi, tutto il popolo dell’associazione Libera, tutti i ragazzi che avevano conosciuto Ninetta nelle scuole venivano in tribunale ad assistere alle udienze …le aule erano sempre piene e colorate di giovani.
Ninetta, donna coraggiosa che non aveva paura di cercare e conoscere la verità, non si è fatta spezzare dal dolore perché aveva tanta dignità e ha anche aiutato a scrivere la verità sull’omicidio di Pierantonio. Ninetta ha conosciuto nel suo cammino Luigi Ciotti che l’ha accompagnata con dolcezza e tenerezza nella ricerca della verità sulla scomparsa del suo caro Pierantonio. È stata sempre presente ogni 21 marzo, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno, nella quale vengono ricordati tutte le persone, donne, uomini, bambini uccisi dalle mafie.
Nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Pierantonio, il pensiero va anche a Ninetta, che ci ha permesso di conoscere il suo ragazzo, la tenacia nella rigorosa ricerca della verità e lucidità nel condannare le mafie guardandole in faccia e dire, ad alta voce, che stavano distruggendo la vita delle persone e la speranza dei giovani e che questo non si doveva permettere. Gridava ai giovani di non farci rubare la vita e la speranza e che le mafie erano organizzazioni capaci solo di rubare, rubare e mai dare, anche se davano soldi e droga, rubavano vita e sogni.
Enza Rando
Chi era Pierantonio Sandri
Pierantonio Sandri, giovane odontotecnico incensurato, scomparve il 3 settembre del 1995 senza lasciare tracce. Aveva 19 anni. Il ragazzo, che si era diplomato tre mesi prima in un istituto professionale di Catania, si era allontanato nel pomeriggio con un amico che era andato a prenderlo a casa a bordo della sua moto. Non aveva con sé documenti e in tasca poco denaro, elementi che sin dall’inizio ne esclusero l’allontanamento volontario. Gli amici stamparono un manifesto con la fotografia del giovane diffondendola nei paesi vicini e la madre, Antonietta Burgio, insegnante in pensione, diffuse un appello scongiurando chiunque sapesse qualcosa a dare notizie. Nel 2003 la madre di Sandri ha ricevuto una lettera anonima nella quale qualcuno annunciava che era giunta l’ora di fare giustizia. Consegnata ai Carabinieri, la missiva ha consentito la riapertura del caso.
Il 22 settembre del 2009, in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, lo scheletro di un uomo è stato rinvenuto dagli agenti di polizia di stato nel bosco di Niscemi nascosto in una buca: era il corpo di Pierantonio. La certezza è giunta dall’analisi del Dna e dal femore di Pierantonio riportante i segni di una frattura, conseguenza di un incidente stradale.
Il 9 gennaio 2010 nella chiesa Madre di Niscemi, don Luigi Ciotti ha celebrato i funerali.
A uccidere Pierantonio sarebbe stato un ex alunno della madre, Giuliano Chiavetta, condannato per omicidio e in seguito collaboratore di giustizia. Chiavetta, interrogato dagli inquirenti, ammise fra le lacrime di essere stato lui l’omicida indicando alla polizia l’esatto luogo di sepoltura. Dalle indagini emerse che Pierantonio era stato ucciso perché aveva assistito all’incendio di un’auto da parte di una gang di giovani mafiosi, tra cui un minorenne, che cercavano, in tal modo, di rendere più incisiva la richiesta del pizzo. Nel timore di una denuncia da parte di Piarantonio, costoro decisero di prenderlo, strangolarlo e colpirlo alla testa. Il cadavere fu trasportato nel bosco e lì sepolto superficialmente.