Tratto da un articolo del 2010 di Norma Ferrara, in occasione del 25esimo anniversario della morte di Graziella Campagna, pubblicato su Libera Informazione.
Poteva accadere anche questo nella Messina di metà anni ’80. Che una ragazza di 17 anni venisse rapita e uccisa e il movente, gli autori e i mandanti di questo delitto rimanessero a lungo nell’ombra. Insabbiati. Graziella Campagna, originaria di Saponara, piccola frazione del messinese, venne uccisa il 12 dicembre del 1985. Un omicidio ‘preventivo’, fatto allo scopo di impedire che la giovane potesse riferire l’identità di mafiosi di Cosa Nostra latitanti nella provincia di Messina. Graziella lavorava in quegli anni in una lavanderia dove, nella tasca di una giacca, aveva rinvenuto segreti scottanti per i boss di Messina: la vera identità di un latitante importante, coperto da molti complici. Si trattava del boss palermitano di Cosa nostra, Gerlando Alberti junior e il suo braccio destro, Giovanni Sutera. A Villafranca Tirrena, ieri un dibattito e una fiaccolata nel nome di Graziella, vittima innocente delle mafie. La società civile si è stretta intorno alla famiglia per ricordarla, mentre finalmente la giustizia ha fatto il suo corso con la sentenza della Cassazione che nel marzo scorso ha confermato le condanne all’ergastolo per i killer e un film (“La vita rubata”) ha consegnato questa storia al resto del Paese.
«Oltre il gelo», ricordando Graziella 25 anni dopo
«Nonostante la morte di Graziella – ha dichiarato il fratello Pasquale Campagna – la famiglia ha deciso, unita, di camminare al fianco della giustizia, senza rispondere con la violenza a chi aveva utilizzato violenza». Per accertare la verità i familiari hanno assistito ad un processo lungo 22 anni, più di quanti Graziella ne avesse vissuto. «Oggi siamo diventati testimoni di giustizia, la ricordano nelle scuole, negli incontri pubblici e ci chiedono di parlare di mafia. Noi non la conoscevamo, 25 anni fa la mafia – vivevamo sereni con dignità. Ma quel che è certo oggi è che quella ragazzina che loro hanno costretto al silenzio per sempre ha iniziato a dare voce a tanti altri». Al dibattito «Oltre il gelo» promosso dall’associazione familiari vittime delle mafie e moderato da Benny Calasanzio hanno partecipato l’eurodeputata Sonia Alfano, la famiglia Campagna, il procuratore di Palermo, Luigi Croce, il giornalista Nicola Biondo, il capostruttura di “Raitre”, Loris Mazzetti, l’instancabile avvocato, Fabio Repici, l’attore Maurizio Marchetti, uno degli interpreti del film “Una vita rubata” fiction che racconta la storia di Graziella. Dopo le parole di Campagna, il dibattito si è aperto con quell’episodio tanto anomalo quanto «peloritano» che fu legato alla messa in onda della fiction diretta da Graziano Diana e trasmesso sulla Rai. Il processo agli assassini di Graziella nel 2007 era ancora in corso e l’allora Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, chiese la sospensione della fiction per non interferire con l’udienza del processo d’appello, così come richiesto dai killer. «Viviamo in un eterno paradosso – ha dichiarato Marchetti – si è trattato di un caso in cui la burocrazia ha preso il sopravvento sulla logica. Stavamo parlando di efferati assassini che avevano commesso un omicidio…». Da Milano, dopo aver partecipato all’anniversario della strage di Piazza Fontana, Nicola Biondo, ha portato a Villafranca la sua testimonianza di giornalista de “L’Unità” e di trasmissioni come “Blu notte”, fra le poche ad occuparsi del caso Campagna. «Ma lo sai che il signor Cannata non è lui?» disse Graziella alla mamma – ricorda Biondo. «Quante volte ci siamo chiesti chi sono davvero i potenti in quest’isola. Se la morte di Graziella fosse stata perpetrata da criminali qualsiasi – commenta – sarebbe stata risolta da tempo. […] La storia della mafia racconta, purtroppo, dall’interno la storia di uno Stato, che tante volte si è manifestato diverso da quello che dovrebbe essere e non è stato dalla nostra parte». Accanto al mondo dell’informazione e del cinema, il giornalista, Loris Mazzetti. Il braccio destro di Enzo Biagi ricorda alla platea quando con lui si occuparono per il servizio pubblico di questa dolorosa vicenda. Mazzetti, oggi responsabile del programma di Saviano – Fazio “Vieni via con me”, sospeso per dieci giorni dalla Rai, dichiara: «Sulla vicenda di Graziella, la Rai ha svolto un ruolo importante. E’ fondamentale continuare a farlo per tenere la luce accesa sulla vicenda, come in questi anni ha fatto la famiglia Campagna».