“Affinché lo scorrere del tempo non cancelli il ricordo di colui che ha creduto nella giustizia e nella legalità al prezzo della vita”
Con queste parole, incise su una lapide di marmo di un cippo commemorativo, l’Amministrazione comunale di Villafrati ha ricordato mio padre, il Vigile Urbano Salvatore Castelbuono, ucciso dalla criminalità organizzata.
Sono passati 38 anni dalla morte dalla sua morte e voglio ricordarlo così: un uomo semplice, un Vigile Urbano che amava il suo lavoro e la divisa che portava, anche al rischio della propria vita.
Mentre tutta l’arma della legione di Palermo era protesa nelle ricerche del noto e pregiudicato Leoluca Bagarella, dopo l’uccisione del Colonnello Russo, mio padre viene chiamato a collaborare. Egli, in quanto conoscitore del territorio e degli ambienti limitrofi al comune di Bolognetta, riesce a raccogliere notizie che mai gli organi inquirenti ufficiali avrebbero potuto conseguire. Nel periodo in cui erano in corso le ricerche del noto pregiudicato Leoluca Bagarella, a seguito dell’uccisione del Colonnello Russo, a mio padre venne chiesto di collaborare attivamente con i Carabinieri del nucleo operativo di Palermo, Caserma Carini, data la sua conoscenza approfondita del territorio. Fu creata, sulla base delle informazioni che mio padre aveva fornito, una “squadra” di militari composta dai carabinieri delle compagnie di Monreale e Misilmeri coordinate dal nucleo operativo di Palermo, con il preciso compito di monitorare gli spostamenti del latitante Bagarella ed infine arrestarlo. La settimana precedente alla sua morte, si erano intensificati gli incontri tra mio padre e i Carabinieri; il 19 settembre accompagnò i militari nella località “Coda di Volpe”, il possibile nascondiglio dove, seppur saltuariamente, trovava rifugio il latitante.
Nei giorni successivi al 19 settembre, qualcuno telefonò a mia una telefonata riferendo che c’era un “morto dentro casa”. Mia madre riferì della telefonata a mio padre, ma lui la rassicurò affermando che si era trattato di uno scherzo.
Ricordo ancora la mattina del 26 settembre del 1978: dovevamo andare a Trapani a fare visita a degli amici che avevano avuto un lieto evento. Mia mamma con insistenza gli chiese di venire con noi, ma lui rispose con fermezza: “Non posso lasciare solo il paese”. L’ultimo saluto e poi il buio totale. Mentre noi raggiungevamo la città di Trapani, mio padre percorreva con la sua autovettura la S.P. 77 che da Villafrati porta a Bolognetta, veniva affiancato e speronato. Al momento dell’esecuzione il killer esclamava: ”Sei tu il Vigile Urbano Salvatore Castelbuono” e sparò 5 colpi di pistola calibro 38 all’interno della sua autovettura. Le testimonianze dei muratori che lavoravano nella zona, i quali hanno assistito all’esecuzione, descrivono il killer; gli organi inquirenti sono certi dell’identità dell’omicida, lo spietato criminale Leoluca Bagarella.
Il giornale di Sicilia titolava l’uccisione di mio padre “Politica, affari e vecchi intrighi”, alludendo ad un omicidio causato da insignificanti “beghe paesane”, escludendo quindi completamente la pista di un assassinio per mano mafiosa. Nemmeno le istituzioni spiegarono il vero motivo, al contrario esortarono la mia famiglia a non parlare e a non confidarsi con nessuno. Per noi figli si spegneva la luce che illuminava il nostro cammino, ci furono momenti di grande difficoltà per la famiglia; per me e per i miei fratelli iniziava un cammino senza nostro padre.
L’omicidio venne rivendicato il 29 settembre con una telefonata anonima alla caserma Carini dal seguente tenore: “Carabiniere, dica al Comandante del nucleo investigativo che i suoi uomini hanno sfiorato da vicino l’uomo che cercavano. La banda che ha suonato per il Vigile Urbano suonerà pure per i Carabinieri.”
Dopo anni di silenzio sull’accaduto, mio padre ha ottenuto il riconoscimento istituzionale per il suo sacrificio. Il 15 ottobre 2010 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli conferì la Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Vigile Urbano di elevate qualità morali, con eroico coraggio collaborava attivamente con le forze dell’Ordine per la cattura di elementi di spicco della criminalità organizzata, perdendo tuttavia la vita in un vile agguato. Mirabile esempio di elevato senso del dovere e di eccezionali virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio”. Inoltre il comune di Villafrati, in collaborazione con il comune di Bolognetta, annualmente organizza una commemorazione presso il luogo del delitto. Oggi, grazie anche alla grande famiglia di LIBERA, noi familiari abbiamo trovato la forza di raccontare le nostre storie, che per molti anni sono state taciute e quasi dimenticate. L’ opera di Don luigi Ciotti, il quale ha sposato con noi la causa di contrastare le mafie e sollecitare la società civile ad un radicale cambiamento culturale, sta contribuendo a fare in modo che il sacrificio di mio padre, come quello di tanti altri, non sia vano e che la sua memoria possa essere un incentivo per le nuove generazione affinché mantengano le mani pulite e lo sguardo dritto al futuro.
Antonio Castelbuono