Non abbiamo conosciuto Hiso personalmente, ma il suo nome accompagna il nostro impegno fin da quando abbiamo avuto notizia di ciò che gli è accaduto. Abbiamo voluto immediatamente bene a questo giovane uomo di 22 anni che è venuto a cercare lavoro in Italia ed è morto vicino Cerignola, in provincia di Foggia, l’8 settembre del 1999. Non è stato ucciso dalla malattia o piegato dalla fatica come accade a tanti braccianti agricoli: Hiso è stato ucciso dai caporali perché non ha ceduto al loro ricatto.
Hiso si svegliava ogni giorno che era ancora buio e lavorava senza sosta fino al tramonto, raccogliendo la frutta. I pochi soldi che guadagnava gli erano necessari per campare e per aiutare la famiglia. La sua voglia di costruirsi un futuro si è scontrata con le organizzazioni criminali che regolano il lavoro degli stagionali e dei migranti.
Non sappiamo altro di Hiso, come di tanti altri, trasparenti e sconosciuti ai più: basta percorrere le nostre strade di campagna durante le stagioni di raccolto per vederli, con la schiena curva, anche sotto il sole cocente e nelle ore in cui noi ci ripariamo perché il caldo è atroce. Molti di loro vengono da terre lontane in cerca di lavoro, di cibo, di una vita. Invece hanno trovato la morte.
Nella rete di Libera la memoria di Hiso Telaray è stata custodita con affetto. La Cooperativa Terre di Puglia – Libera Terra, che opera sui beni confiscati ai mafiosi nel Salento, gli ha intitolato l’azienda vitivinicola; così come il Presidio di Libera a Cerignola ne coltiva la memoria portandone il nome.
Per noi l’8 settembre è una giornata in cui fare memoria, per Hiso e per tutte le vittime del caporalato, per quelle di cui conosciamo il nome, ma anche per le donne e gli uomini le cui vite si sono spente a causa del caporalato nei nostri territori e di cui non abbiamo notizie. A loro dedichiamo il nostro impegno contro i fenomeni mafiosi che hanno prodotto il caporalato.