Rocco Chinnici aveva 58 anni quando venne ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione, in via Pipitone Federico a Palermo. Ad azionare il detonatore che provocò l’esplosione fu il killer mafioso Pino Greco. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall’esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone, Federico Stefano Li Sacchi.
Il giudice era entrato in magistratura nel 1952 con destinazione al Tribunale di Trapani. Fu pretore a Partanna per dodici anni, dal 1954. Nel maggio del 1966 venne trasferito a Palermo, presso l’Ufficio Istruzione del Tribunale, come giudice istruttore.
Nel novembre 1979, già magistrato di Cassazione, venne promosso Consigliere Istruttore presso il Tribunale di Palermo. Il primo grande processo alla mafia, il cosiddetto maxi processo di Palermo, fu il risultato del lavoro istruttorio svolto da Chinnici. E’ considerato il padre del pool antimafia, che compose chiamando accanto a sé magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello. Chinnici partecipò, quale relatore, a molti congressi e convegni giuridici e socio-culturali e credeva nel coinvolgimento dei giovani nella lotta contro la mafia. È stato il primo magistrato a recarsi nelle scuole per parlare agli studenti della mafia e dei pericoli della droga.