Pasquale Di Lorenzo era un sovrintendente di Polizia Penitenziaria e prestava servizio nel carcere di Agrigento. Il 13 ottobre del 1992 Pasquale Di Lorenzo si trovava in campagna, in contrada Durruelli di Porto Empedocle, dove possedeva un appezzamento di terra che utilizzava per l’addestramento di cani da difesa, una passione cui Di Lorenzo si dedicava nelle ore libere dal lavoro. In campagna era andato alle 10.00 e vi era rimasto per l’intera giornata. Calata la sera, Di Lorenzo non aveva ancora fatto ritorno a casa, ma la signora Angela non era preoccupata perché sapeva che, come era solito fare, Pasquale si sarebbe trattenuto fino a tardi. Quella sera, però, il ritardo si era protratto oltre il consueto. Alle prime luci dell’alba la signora Angela ebbe un brutto presentimento e chiamò il vicino di casa, in campagna, pregandolo di verificare se il marito fosse ancora sul posto. Il vicino uscì e scorse la macchina di Di Lorenzo fuori del cancello che immette nella proprietà, si avvicinò e vide il corpo dell’uomo disteso supino sul terreno, la macchina con il finestrino aperto, sul sedile posteriore c’era il pastore tedesco che, però, sembrava tranquillo. L’uomo rientrò in casa e telefonò alla signora Di Lorenzo, poi chiamò la polizia. Pasquale Di Lorenzo era morto, era stato ucciso con quattro colpi d’arma da fuoco.Solo attraverso le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia emerse la verità sull’omicidio di Pasquale: Totò Riina aveva deciso di far uccidere un agente penitenziario per provincia, a partire da Agrigento, dove nel mirino fu messo proprio lui, Pasquale. Due sicari lo attesero dinanzi la sua casa di campagna, a Porto Empedocle, la sera del 13 ottobre 1992, e gli spararono a bruciapelo.