La strage di via Carini fu un’azione mafiosa in cui, il 3 settembre 1982 nella palermitana via Isidoro Carini, morirono il prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
Il generale Carlo Alberto dalla Chiesa stava uscendo dalla prefettura a bordo di una A112 bianca, guidata dalla moglie Emanuela Setti Carraro, per andare a cenare in un ristorante di Mondello. La A112 era seguita da un’Alfetta guidata dall’agente di scorta Domenico Russo. Alle ore 21.15, mentre passavano da via Isidoro Carini, una motocicletta, guidata da un killer che aveva alle sue spalle il mafioso Pino Greco, affiancò l’Alfetta di Russo e Greco lo uccise con un fucile AK-47.
Contemporaneamente una BMW 518, guidata da Antonino Madonia e Calogero Ganci, raggiunse la A112 e i killer aprirono violentemente il fuoco contro il parabrezza con un AK-47 (Dalla Chiesa e la moglie rimasero uccisi da trenta pallottole).
Dal 1966 al 1973 comandò la legione carabinieri di Palermo con il grado di colonnello, in un periodo di trasformazione di Cosa Nostra, che passava alla fase imprenditoriale e rafforzava i legami con le istituzioni.
Dalla Chiesa riuscì per la prima volta a disegnare la mappa del potere mafioso a Palermo e delle aree di influenza delle 28 famiglie di Cosa Nostra. Promosso al grado di generale, fu nominato comandante della divisione Pastrengo a Milano. Nel 1974 divenne comandante della regione Piemonte-Valle d’Aosta e creò una struttura antiterrorismo a Torino, che, nel settembre del 1974, gli consentì di catturare i leader brigatisti Renato Curcio e Alberto Franceschini. Nel 1977 venne nominato responsabile della sicurezza nelle carceri.
Nel mese di agosto del 1978 fu incaricato di coordinare la lotta contro il terrorismo, occupandosi con successo della caccia alle Brigate Rosse dopo l’omicidio di Aldo Moro.
Nel maggio del 1982 venne invece inviato in Sicilia come Prefetto di Palermo per combattere l’emergenza mafia.