Giuseppe Mascolo | Farmacista

When:
September 20, 2016 all-day
2016-09-20T00:00:00+02:00
2016-09-21T00:00:00+02:00
Cost:
Free

Giuseppe Mascolo, titolare di una nota farmacia a Cellole, un piccolo comune vicino a Sessa Aurunca, dove aveva ricoperto vari incarichi politici comunali, viene ammazzato il 20 settembre del 1988 a Baia Domizia, nei pressi della sua abitazione.
Sul delitto si susseguono parecchie ipotesi mai confermate. Il caso inizialmente viene archiviato.
Il pentito Mancaniello, esponente del clan “Muzzoni”, ascoltato dal procuratore Raffaele Cantone che allora seguiva la diatriba tra casalesi e i clan antagonisti della zona, riceve una rivelazione da un esponente del clan dei casalesi di Baia Domizia. Questi gli aveva confidato che l’omicidio Mascolo era stato un errore. Beneduce, che all’epoca era ancora alleato dei “Muzzoni”, pretendeva qualcosa dal farmacista ma lui si era rifiutato. Cosicché il boss aveva mandato alcuni suoi uomini per intimorire la vittima, ma forse a causa di una reazione del farmacista era partito un colpo di pistola che l’aveva ammazzato. Il pentito fece anche il nome di alcuni esecutori materiali, come Toraldo detto “il Guercio” e un tale Lucio. Queste dichiarazioni, sebbene stringate, furono sufficienti per far riaprire il caso. Fondamentale fu la collaborazione della moglie di Toraldo che confermò tutte le sue dichiarazioni precedenti, comprese quelle che facevano riferimento al delitto Mascolo, ucciso nel 1988 dallo stesso Toraldo, uomo di fiducia di Beneduce. Durante il processo fondamentale fu la testimonianza del figlio del farmacista, Luigi Mascolo, per la ricostruzione della dinamica del fatto. “Come ogni sera avevo chiuso la farmacia, per poi rincasare. Ciascuno di noi rientrava con la propria macchina. Io ero tornato a casa pochi minuti dopo mio padre quando mi sono imbattuto in un’auto che si allontanava a tutta velocità. Credendo fossero ladri, li ho inseguiti, per prendere il numero di targa, ma tornato a casa, ho trovato mio padre riverso sui sedili anteriori della macchina privo di vita. Mia madre che si trovava in casa aveva sentito prima un urto e poi uno sparo”. Il processo si è concluso con la condanna a 21 anni per uno dei due esecutori, nessuna condanna per Toraldo e Beneduce, perché già morti. La sentenza di primo grado, che ha visto la famiglia di Mascolo costituirsi parte civile, è stata poi confermata in Appello e in Cassazione.