Venne rapito il 23 febbraio 1990 a Curinga, nel catanzarese. Aveva 11 anni. Ritrovato il 27 dello stesso mese, morto soffocato e bruciato. Il corpo è rinvenuto in una pineta nella zona Mezzapraia di Curinga, tra Vibo e Lamezia. La testa è immersa nella sabbia e il corpo semicarbonizzato. Suo padre, Nicola Purita, era partito da Vibo alla volta di Milano, dove era diventato un imprenditore edile, prima di venire coinvolto in diverse inchieste di mafia. Al suo rientro a Vibo, nell’ottobre ’82, era stato ucciso con un colpo di pistola alla testa, poi dato alle fiamme insieme a una Mercedes abbandonata nella zona di Francisca.
Antonio Sottile e Alberto De Falco erano due finanzieri che prestavano servizio a Brindisi. Sono morti la notte tra il 23 e il 24 febbraio del 2000, mentre cercavano di bloccare un fuoristrada carico di sigarette di contrabbando. Quella notte, sulla complanare della statale 379, a pochi passi dal santuario di Jaddico, la Fiat Punto dei due finanzieri si è sbriciolata contro il mezzo blindato dei malviventi.
Era la sorella di Giuseppe Giammona, ucciso solo poche settimane prima, il 28 gennaio del 1995. Giovanna (30 anni) fu assassinata insieme a suo marito, Francesco Saporito (27 anni) il 25 febbraio. Il loro omicidio è da ricondursi alla vicenda che aveva portato alla morte di Giuseppe Giammona, legata alle voci, rivelatesi poi infondate, secondo le quali i Giammona stessero preparando il sequestro del figlio di Totò Riina, Giovanni.
Vittima innocente di un agguato avvenuto a Strongoli il 26 febbraio del 2000. Ferdinando Chiarotti si trovò malauguratamente coinvolto in un regolamento di conti tra clan. Era un pensionato di 73 anni. Era seduto su una panchina quando fu raggiunto da colpi di pistola e di kalashnikov.
Era un giovane falegname di Terlizzi, in provincia di Bari. Fu ucciso a soli 26 anni per essersi ribellato al racket. Era il 26 febbraio del 1996. Gli avevano rubato l’auto e chiesto un riscatto per riaverla.
Trent’anni, è stato ucciso per errore in un solarium di via Luigi Rocco ad Arzano, in provincia di Napoli. È accaduto la sera del 26 febbraio 2014. I killer sono entrati in azione per uccidere il boss Ciro Casone, che si trovava all’interno dello stesso esercizio. Vincenzo è stato colpito a morte perché scambiato per il guardaspalle del boss. Aveva moglie e due figli.
Era un imprenditore e venne ucciso il 27 febbraio 1985 per non aver accettato le richieste di estorsione di mezzo miliardo di lire dell’epoca. Nell’agguato rimase gravemente ferita anche la figlia Gaia, di soli nove anni, che Patti stava accompagnando a scuola.
Nacque a Gela in provincia di Caltanissetta. Era un commerciante di Macchine Agricole. Nel 1985 venne dichiarato cavaliere del Lavoro dalla Bertolini per il lavoro svolto brillantemente in 20 anni di attività. Interessato alla politica, si candidò per ben due volte con il Partito Democratico Cristiano nel 1988. Venne ucciso nel quartiere residenziale di Macchitella a Gela il 27 febbraio del 1989, in seguito a una sparatoria legata a una vendetta trasversale.
Bonifacio era il padre di Pino Tilocca, già sindaco per 4 anni di Burgos, un piccolo paese tra Sassari e Nuoro, in Sardegna. La sua colpa è stata quella di aver raccontato a un magistrato quello che aveva scoperto sugli attentati che il figlio aveva subito in 4 anni di governo e che aveva denunciato nel 2002. Una bomba davanti all’ingresso della sua casa lo uccise all’età di 71 anni il 29 febbraio del 2004.
Era un vigile urbano. Fu ucciso il 28 febbraio del 1985 mentre tornava nella sua casa di Reggio Calabria. Era impegnato in una squadra per la repressione dell’abusivismo edilizio, alle dirette dipendenze del pretore, ed era stato inflessibile nel tentativo di contenere il fenomeno dell’abusivismo a Reggio.