Una telefonata nel cuore della notte. “Hanno ammazzato Angelo”. Silenzio. Incredulità. Dolore. Era il 5 settembre del 2010. Sei anni fa. Sette colpi di pistola hanno ucciso Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, nel Cilento. Sei anni trascorsi senza un colpevole. Sei anni e ancora lontani dalla verità. Una sconfitta per tutti.
E’ sempre difficile parlare e ricordare Angelo, un uomo buono, con la passione dei pescatori. Bonariamente, ogni qualvolta mi incontravi, mi accusavi che non venivo mai a trovarti. L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato un fine settimana di luglio di quella maledetta estate. Ci eravamo fatti una promessa. Una bella cena a base di pesce nella tua Acciaroli. E anche questa volta non sono riuscito a mantenerla. In un’Italia rabbiosa, rancorosa ed egoista e che non sa più ascoltare, tu camminavi nelle stradine del paese, incontravi e ascoltavi gli anziani, i giovani, i turisti. Avevi realizzato una vera comunità, orgogliosa e passionale. Mi ripetevi sempre “noi dobbiamo fare le cose che non si vedono, non quelle che portano voti, Non perdiamo tempo dietro a piazze e spettacoli, noi dobbiamo costruire le fogne e tenere sempre il mare pulito.”
Amavi il mare e il silenzio. “In mare bisogna essere concreti e devi amare il silenzio. Queste virtu’ ho cercato di trasferire in politica.” Ricordare il “sindaco pescatore” vuole dire “credere”in positivo senza necessità di dover usare il tempo passato. Credere nella bellezza come motore del cambiamento, la bellezza delle idee, dei gesti, delle relazioni. Angelo non è un sindaco martire ma semplicemente un pescatore che amava con ogni parte di sè la sua terra e il suo mare.
Una volta Angelina, sua moglie, mi raccontò un aneddoto di Angelo Vassallo amministratore. «Ricordo che chiedevo sempre a mio marito perché quando andava a un comizio, un incontro pubblico, non preparava mai un discorso. Lui mi rispondeva semplicemente “Angelina, alle persone bisogna parlargli col cuore”». Quel cuore tanto lontano e quasi assente nella quotidianità politica del nostro paese.
Ciao Angelo, tu che navigavi e pescavi sin da piccolo quando avevi i pantaloni corti. E che amavi andare in mare. Il mare di Acciaroli. Il tuo rifugio. La tua casa. Il tuo lavoro. I tuoi occhi si illuminavano quando parlavi dei pescherecci dei tuoi compaesani che all’alba ritornavano al porto. E dove spesso li aspettavi per salutarli e commentare con loro l’uscita. Ciao Angelo, uomo gentile, impegnato a costruire un sogno. Sempre piu’ bello.
Peppe Ruggiero