Nicolò Azoti nacque a Ciminna (PA) il 13 settembre 1909, da Melchiorre e da Orsola Lo Dolce. A otto anni, però, si trasferì con tutta la famiglia nella vicina Baucina, dove mise radici. Nel 1939 sposò Domenica “Mimì” Mauro, da cui ebbe due figli. Nei difficili anni del dopoguerra, la sua attenzione fu attratta dalle misere condizioni dei contadini, che cominciò a organizzare nella Cgil, battendosi per la riforma agraria. Divenne, quindi, segretario della Camera del lavoro; fondò l’ufficio di collocamento e progettò la costituzione di una cooperativa agricola. Il tentativo di far applicare la nuova legge sulla divisione dei prodotti agricoli a 60 e 40 (60% al contadino, 40% al padrone) provocò lo scontro con gli agrari e i gabelloti mafiosi. Dopo aver subito pesanti minacce, la sera del 21 dicembre 1946, fu colpito da 5 colpi di pistola sparategli alle spalle. Prima di morire, il 23 dicembre, fece i nomi dei suoi assassini sia alla moglie sia ai carabinieri che lo interrogarono, ma la giustizia del tempo non riuscì nemmeno a celebrare un normale processo. L’inchiesta per la sua morte fu archiviata in istruttoria, dopo che il gabelloto, indicato come mandante dell’omicidio, ebbe tutto il tempo di costruirsi un falso alibi.