L’uccisione di Giovanbattista Tedesco, vigilante all’Italsider di Taranto, è un ricordo ancora vivo nelle menti bambine dei compagni di scuola di Alessandro, il figlio di Giovanbattista. Alessandro, Filly e Marilisa avevano 8 anni quando il 2 ottobre del 1989 la morte di Giovanbattista investì non solo una famiglia ma una intera comunità. Persino il papa, Giovanni Paolo II, volle incontrare Alessandro e sua mamma Teresa durante una visita nel capoluogo jonico.
“Perdere un genitore è il peggiore incubo per un bambino e lo era soprattutto per me, che ho sempre avuto un brutto rapporto con la morte – dice Marilisa -. Quando la maestra ci raccontò che il papà di Alessandro non c’era più, corsi a casa a chiedere a mio padre cosa fosse successo. Mi rispose che quel signore, appena arrivato sotto casa dopo il lavoro, fu chiamato per nome e quando si voltò fu freddato con un fucile. Mi immedesimavo in Alessandro e mi chiedevo come si potesse sopravvivere a un dolore così grande. Quell’orribile episodio non l’ho mai dimenticato”. Filly ricorda Giovanbattista come un uomo sempre disponibile: “Una volta a scuola si ruppe qualcosa, una finestra o forse una tapparella. Il papà di Alessandro venne nella nostra classe e la sistemò. Era sempre sorridente e disponibile, come lo era pure suo figlio. Di Alessandro ricordo la spiccata sensibilità e il suo sorriso. Nonostante il dolore non lo aveva perso e io non riuscivo a capire come facesse a darsi forza. Solo il giorno in cui tornò a scuola dopo la tragedia scoppiò in un pianto liberatorio. Mi sentii impotente. Poi tornò ad essere il bambino sorridente di sempre”.
Alessandro non racconterà a nessuno la storia della morte di suo padre fino al 2005, per paura del giudizio degli altri e, nei primi anni, soprattutto dei ragazzini che frequentava. L’incontro con Libera poi, che gli ha permesso di conoscere fratelli e sorelle legati dallo stesso dolore, lo ha portato a diventare referente pugliese di Libera per la Memoria. Oggi Alessandro incontra i ragazzi delle scuole per raccontare loro con orgoglio la storia di suo padre, ucciso perché contrastava le imposizioni della Sacra Corona Unita che tentavano di imporsi nell’acciaieria, in una Taranto di fine anni Ottanta vittima della faida di mafia e dell’omertà degli stessi tarantini.
Marica Todaro