Gelsomina Verde era una ragazza di appena 22 anni che si impegnava con passione in attività di volontariato nel suo quartiere di Scampia, a Napoli. Fu torturata e uccisa, il suo corpo bruciato. Era il 21 novembre del 2004.
Gelsomina era del tutto estranea alle logiche della camorra. Giovane operaia, aveva avuto soltanto tempo prima una relazione con un ragazzo appartenete al clan degli Scissionisti. Per il suo omicidio è stato condannato all’ergastolo Ugo De Lucia, uno dei più efferati killer del clan Di Lauro, ritenuto l’esecutore materiale del delitto. Probabilmente è morta perché i killer volevano sapere dove si nascondeva Vincenzo Notturno, l’uomo che aveva frequentato, appartenente al clan rivale. Una delle troppe vittime della faida tra i Di Lauro e gli scissionisti di Scampia.
Pietro Caruso, originario di Augusta, 30 anni, fu ucciso nel pomeriggio del 21 novembre 1990 a Melilli (SR). Morì per errore, coinvolto in un agguato il cui vero obiettivo era Vincenzo Gibilisco (anch’egli ucciso). Stava viaggiando a bordo della sua motoretta, quando fu investito in pieno dall’auto senza controllo guidata da Gibilisco ormai privo di vita.
Fortunato Correale era un meccanico. Venne ucciso a Locri il 22 novembre del 1995 dalla ‘ndrangheta perché ebbe il coraggio di parlare in una terra dove l’omertà è inviolabile. Aveva 44 anni, padre di tre figli. Fu crivellato da sette colpi di pistola. Aveva visto, stando con la moglie alla finestra, quattro giovani incendiare l’auto di un carabiniere. Credeva che in una zona ad alta densità mafiosa potesse godere, parlando, di una forte protezione. Ma così non è stato. Uno dei soldati delle cosche, Salvatore Dieni, 25 anni, indicato come il nipote del boss di Locri, è stato arrestato per l’ omicidio.
Michele Virga venne ucciso a Palermo il 22 novembre 1988 da un proiettile diretto a Don Giovannino Amato (patriarca di Misilmeri), di cui era autista.
Michele Piromalli nacque a Cittanova (RC) il 29 maggio 1966. Era un ragazzo con una gran voglia di vivere, socievole e altruista, lavorava come operaio in una ditta edile del suo paese ed era voluto bene da tutti. Il 23 novembre 1989 andò a prendere all’uscita della scuola serale i suoi amici, ma mentre aspettava fuori dalla scuola venne colpito dai proiettili sparati durante uno scontro a fuoco.
Raffaele Pastore aveva 35 anni ed era padre di due bambini. Era un commerciante all’ingrosso di prodotti alimentari legati all’agricoltura. Venne ucciso a Torre Annunziata il 23 novembre 1996, mentre era nel suo negozio. Sua madre fu gravemente ferita. L’imprenditore si era rifiutato di pagare il pizzo ai camorristi e aveva denunciato i suoi taglieggiatori. Pastore chiese anche solidarietà ad altri commercianti, per non rimanere solo nella lotta ai clan delle estorsioni, ma nessuno gli fu vicino.
Carmelo Cerruto era Brigadiere del Corpo degli Agenti di Custodia e prestava servizio presso l’Istituto per Minori di San Cataldo (CL). Venne ucciso a colpi d’arma da fuoco il 24 novembre 1982 alle ore 8,30 in via Regina Elena mentre si recava in servizio.
Lea Garofalo era nata a Petilia Policastro nel 1974. Nel 2002 fu sottoposta a protezione perché aveva deciso di diventare una testimone di giustizia, raccontando delle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno, Carlo Cosco. Basandosi sulle rivelazioni di Lea Garofalo, il 7 maggio 1996 le forze dell’ordine effettuarono un blitz in via Montello a Milano, arrestando anche Floriano Garofalo, fratello di Lea, boss di Petilia che fu poi assassinato in un agguato nella frazione Pagliarelle di Petilia Policastro, l’8 giugno 2005.
Dopo alterne vicende legate al programma di protezione, nell’aprile del 2009 Lea decise di rinunciare a ogni tutela e di tornare a Petilia Policastro, per poi trasferirsi di nuovo a Campobasso in una casa che le aveva trovato proprio l’ex compagno Carlo Cosco.
Il 5 maggio del 2009 la donna riuscì a sfuggire a un agguato. Nel mese di novembre si sarebbe dovuta recare a Firenze per depositare la sua testimonianza in un processo. In quella occasione avrebbe potuto svelare situazioni nelle quali il suo ex compagno era direttamente coinvolto.
Proprio nel mese di novembre del 2009 Cosco decise di portare a compimento il suo piano. Così attirò l’ex compagna in via Montello con la scusa di parlare del futuro della loro figlia Denise. La donna fu rapita e consegnata a Vito e Giuseppe Cosco, i quali la torturarono per ore per farla parlare e poi la uccisero.
Il 30 marzo 2012 il processo si è concluso con la condanna di tutti i sei imputati e il riconoscimento delle accuse di sequestro di persona, omicidio e distruzione di cadavere, ma non l’aggravante mafiosa.
Il 28 maggio 2013 la Corte d’assise d’appello di Milano ha confermato 4 dei 6 ergastoli inflitti in primo grado: per Carlo e Vito Cosco, Rosario Curcio e Massimo Sabatino. 25 anni di reclusione per Carmine Venturino e assoluzione per non aver commesso il fatto per Giuseppe Cosco.
Biagio Siciliano e Giuditta Milella erano due studenti del liceo classico di Palermo “G. Meli”. Biagio aveva 14 anni, Giuditta 17. Il 25 novembre del 1985 un auto dei carabinieri di scorta ai giudici Borsellino e Guarnotta, per evitare una macchina che le stava tagliando la strada, piombò su un gruppo di studenti del liceo Meli che aspettavano l’autobus. I due ragazzi morirono sul colpo.
Giovanni Severino era un sindacalista, segretario della Camera del Lavoro. Venne ucciso il 25 novembre 1946 a Joppolo Giancaxio (AG) in una stagione che vede cadere in
Sicilia molti capilega dei contadini. Delitto, di matrice mafiosa rimasto impunito.