Un percorso per arrivare alla XXI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, consisterà nel raccogliere la memoria di una delle vittime innocenti uccise dalla criminalità organizzata.
Un proposta questa che è rivolta alle scuole fin dalla nascita di Libera e che connota da sempre la giornata della memoria e dell’impegno. Affinché quei nomi trovino nuova vita e non ci sia più alcuna distinzione tra le vittime più “celebri” e le altre.
Per questo le scuole che aderiscono al 21 Marzo di Messina attraverso la scheda di adesione o ad una della numerose iniziative territoriali che verranno organizzate in tutta Italia riceveranno un’indicazione da parte delle Segreterie Organizzative di un nominativo da adottare.
La scelta di una regia da parte di Libera nell’assegnazione dei nomi è coerente con l’idea di non dimenticare nessuno, di riconoscere pari dignità a tutte le vittime innocenti delle mafie, con un’attenzione particolare affinché le storie meno note non vengano dimenticate.
Attraverso l’adozione indicata da Libera, ogni nome avrà un luogo, ogni nome avrà la dignità che si merita.
Il nome, la storia della vittima innocente adottata, sarà oggetto di un percorso di ricerca e di approfondimento, da parte degli studenti e dei docenti, che attraverso la realizzazione di elaborati materiali faranno vivere nei propri luoghi, a scuola come all’esterno, la storia di quella persona e del significato profondo del essere portatori di memoria consapevole.
Lo slogan di quest’anno è “Ponti di memoria, Luoghi di Impegno”, perché questo 21 Marzo vuole creare un ponte simbolico che possa unire la memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie, mettendo in rete gli spazi che in tutti i territori raccoglieranno questo impegno di memoria per la verità e la giustizia, ben oltre la Giornata della memoria e dell’impegno, 365 giorni all’anno.
La parola “ponte” deriva dal latino pontem, e significa passaggio, unione. Per questo chiediamo agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado che adotteranno un vittima, di concretizzare il loro lavoro elaborando un simbolo che rimandi all’idea dell’unione, del legame, dell’essere rete di individui corresponsabili, in altre parole comunità.
Non suggeriamo, a differenza delle edizioni passate della Giornata, un simbolo preciso, ma vogliamo lasciare spazio alla libertà di rielaborazione e espressione. I concetti e i valori evocati dallo slogan, potranno essere declinati con una parola, un ulteriore motto, un simbolo, che può essere tanto disegnato, dipinto, stampato su ogni possibile tipo di supporto (meglio se trasportabile). Ma anche condensato e realizzato in un oggetto plastico che rimandi metaforicamente al tema dell’unione e del legame. E a questi simboli di memoria verrà associato e affiancato il nome della vittima adottata.
Ognuno potrà scegliere come ricordare e far vivere il sacrificio della persona uccisa dalla criminalità mafiosa.
Alcuni spunti di riflessione sul percorso di adozione
Finalità:
contrastare un’indifferenza che genera oblio, che continua a “uccidere”, ogni giorno, chi è stato privato della propria vita dalla violenza mafiosa, attraverso l’affermazione di un sentimento di cittadinanza attenta e responsabile
riconoscere eguale dignità a tutte le vittime innocenti delle mafie e alle loro storie
comprendere a pieno il senso e il valore di queste storie, una perdita per i familiari, ma anche per le nostre comunità e per un intero Paese
conoscere la storia di una vittima, partendo dalla dimensione umana, come stimolo affinché i ragazzi colgano il valore della memoria responsabile e un richiamo all’impegno nel presente
farsi portatori di una richiesta di verità e di giustizia, che in molti casi non è ancora stata riaffermata
Memoria e vittime innocenti delle mafie: elementi di attenzione
non è pensabile che vi siano vittime ricordate e vittime dimenticate, delle quali si conosce a malapena il nome. Il nostro impegno deve spezzare quei percorsi di memoria incompleti, che alimentano il cono d’ombra che eclissa tante piccole storie non ricordate
decostruire la retorica dell’eroe, a partire dal linguaggio che si usa per fare memoria. L’idea dell’eroe è una sublimazione, rischia di rendere una storia, un vissuto reale e il suo valore in un feticcio, che allo stesso tempo viene innalzato e dunque allontanato da noi. Porre l’enfasi sull’eroicità degli atteggiamenti delle vittime innocenti, di chi si è pur schierato apertamente e coraggiosamente contro la criminalità organizzata, ci allontana dall’idea di un contrasto alle mafie e al pensiero mafioso che deve essere patrimonio di tutti i cittadini, nella vita e nell’agire quotidiano.
nella sua efferata violenza la criminalità mafiosa ha ucciso chi la contrastava direttamente (magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, sindacalisti, attivisti e politici, sacerdoti, giornalisti, amministratori e funzionari pubblici, commercianti…) e tanti comuni cittadini; una violenza che ha ucciso in tutta Italia, da Nord a Sud, senza distinzioni di genere, di estrazione sociale, e senza risparmiare nessuno, bambini compresi. Di fronte a un quadro fatto di storie di vita così diverse, c’è il rischio insidioso di creare una distinzione tra vittime “del dovere”, “dell’impegno” e vittime “per caso”. Ma a prescindere dalle ragioni e dalle circostanze nelle un omicidio è maturato, ognuna di queste morti rappresenta un sacrificio inaccettabile per un paese civile. L’aver perso la propria vita per mano delle mafie mette sullo stesso piano tutte le persone uccise: ognuna privata del suo diritto a esistere; ognuna portatrice, attraverso la sua storia e di quella dei suoi familiari, di una domanda di giustizia; ognuna con lo stesso diritto di continuare a vivere nella nostra memoria e nel nostro impegno comune.
Quale idea di memoria dobbiamo coltivare? Riflessioni per l’avvio di un percorso
attivare una riflessione sul tema “memoria”: esercitare una memoria viva e significativa è un qualcosa di diverso dal commemorare, dal ricordare in maniera sterile
nella memoria delle vittime innocenti e il dolore dei loro familiari si può ritrovare la storia del nostro Paese, e uno stimolo per ricostruire le verità nascoste e riaffermare percorsi di giustizia negata
partendo da una singola storia, si può cogliere a pieno il senso e il valore di una memoria complessiva, collettiva, presupposto per intraprendere percorsi consapevoli di crescita civile.
Come condurre il lavoro: indicazioni pratiche
Riflettere sul tema “memoria”
Avviare un percorso di ricerca e approfondimento a partire dalla biografia della vittima.
Ricercare notizie (articoli, testi, immagini, video, film, documentari) sfruttando il web
Ricostruire la storia della vittima: chi era? Cosa faceva? Come e perché è stato ucciso? In che contesto storico-sociale ha vissuto e come le mafie operavano in quel contesto?
Dopo la morte: qualcosa è cambiato in quel contesto? Chi e come ha tenuto viva la memoria della vittima? Quali spunti per il presente possiamo trarre da questa storia?
“Costruire ponti” nel tempo: ragionare sul filo di memoria che lega storie del passato all’impegno nel nostro presente, per la costruzione di percorsi di uguaglianza e di giustizia in un orizzonte futuro
“Costruire ponti” tra i luoghi: riconnettere tra di loro storie apparentemente lontane, cercando punti di contatto tra la storia della vittima adottata e personaggi/luoghi simbolo del proprio territorio, non necessariamente collegati a storie di mafia e antimafia, ma comunque accomunabili alla storia della vittima adottata in quanto portatori di memoria per la giustizia
Mettere assieme le informazione raccolte e le riflessioni scaturite per realizzare un dossier informativo (cartaceo, multimediale, ecc.)
Ideazione e realizzazione di un simbolo al quale associare il nome della vittima adottata
Restituzione e condivisione del lavoro
– Presentazione del lavoro svolto con un’iniziativa all’interno dell’istituto e l’allestimento di spazi dedicati (es. mostra degli elaborati e dei materiali prodotti)
– Presentazione del lavoro agli amministratori della città e alla cittadinanza, per favorire un confronto e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della memoria che si fa impegno, attraverso la realizzazione di un’iniziativa pubblica, in un luogo significativo per la propria comunità
– Intitolazione di uno spazio all’interno della scuola, di una via o di una piazza nella propria città/quartiere, “adozione” e presa in cura di uno spazio pubblico (es. parco/giardino della memoria, piantumazione di un albero, realizzazione di un murales, ecc.)
Continuità: il 21 Marzo assume una valenza simbolica ed evocativa molto forte, ma deve rappresentare un momento, che sia di avvio o di passaggio, in percorsi di memoria e impegno, da sostenere e condividere nel corso di tutto l’anno.
Per questo dirigenti, insegnanti e studenti sono invitati a proseguire attraverso ogni tipo di iniziativa immaginabile questo impegno. Laboratori, assemblee, percorsi di approfondimento mirati a fare della scuola un polo permanente di cittadinanza responsabile, per l’intera comunità.