25 anni fa, Nunziante Scibelli

Per diciassette lunghi anni la memoria di Nunziante Scibelli è stata tradita. Diciassette anni di silenzi, di ricordi familiari. Solo qualche sporadica iniziativa pubblica ricordava quella che una domenica di ottobre del 1991 è diventata la prima vittima innocente della lunga e sanguinosa faida tra i clan Cava e Graziano. Nunziante quella domenica aveva fretta di arrivare in ospedale dove il padre era ricoverato. Aveva 26 anni, sposato da qualche mese e già in attesa di una figlia. Non c’entrava niente con “quelli la” lui che era un giovane e onesto lavoratore. Eppure quella domenica arrivò lui per primo in quella curva della frazione Ima di Lauro (AV) dove alcuni esponenti del Clan Graziano aspettavano i rivali che, subito dietro Nunziante, avevano una macchina simile alla sua, così come simile era il colore e la targa.

Come spesso capita quell’indignazione per quella morte troppo assurda si è tramutata presto in paura, nonostante qualcuno abbia provato a resistere e con forza fare memoria di quel giovane morto troppo prematuramente. Eppure ci sono voluti 17 lunghi anni per tornare in quella curva e per la prima volta, insieme a tanti studenti e a tante realtà apporre una targa che ricordasse quella domenica pomeriggio. Ed è da questa semplice azione di memoria che è iniziato un vero e proprio riscatto del territorio. Innanzitutto il coraggio di molti ha prodotto un primo grande successo: un collaboratore di giustizia ha raccontato quanto avvenne quel giorno ed ha consegnato alla famiglia e alla comunità la verità giudiziaria riguardo quell’omicidio.

Poi, la memoria di Nunziante Scibelli ha prodotto altri bellissimi frutti: tante altre storie sono state raccolte di tante altre vittime innocenti di quel territorio e sono tolte quotidianamente dal dimenticatoio. Una vera e propria attività di animazione territoriale che prova a costruire reti nuove a scacciare via quella paura e quella rassegnazione che c’è sempre in luoghi dove il potere criminale ha spopolato.

E poi quel Maglificio 100Quindici Passi: quella villa confiscata che oggi porta il suo nome e che prova ad essere quotidianamente il segno di quell’impegno che non può prescindere dalla memoria e quella memoria che non può tramutarsi altro se non in impegno. Una vera e propria impresa. Un’avventura faticosa e non con poche difficoltà che vede tra i protagonisti Sebastiano, il fratello di Nunziante. Una storia semplice di chi cerca riscatto, di chi prova a restituire a un territorio la bellezza troppo spesso calpestata e lavora per tramutare la speranza in realtà.

Francesco Iandolo

Referente Libera Avellino


Chi era Nunziante Scibelli

scibelliNunziante Scibelli aveva 26 anni e faceva l’operaio a Taurano (AV). La sera del 30 ottobre 1991 Nunziante era con la moglie in auto a Ima, frazione di Lauro. Stavano facendo un giro. La signora era incita al settimo mese. Davanti alla loro auto c’erano gli obiettivi dell’agguato che stava per compiersi, due pregiudicati legati al clan Cava. Una mare di pallottole li colpì: solo per miracolo la moglie, Francesca, rimase viva e con lei il futuro figlio. Il giovane invece morì qualche ora dopo in ospedale a causa delle ferite.